Conformismo, prevaricazione formale e distacco dalla realtà sono le caratteristiche più proprie dell’architettura contemporanea. Insieme al senso di colpa nei confronti della forma e della bellezza. La meraviglia, lo stupore sono gli elementi propri della poetica italiana e del suo territorio.
La creazione di meraviglia e di stupore da parte dell’architettura, non ha niente a che fare con la ricerca di consenso e di spettacolarità contemporanea.
Più esattamente la creazione di meraviglia è lo strumento per raggiungere la conoscenza del reale.
Ecco lo scopo. Ritornare a vedere la realtà.
E, per quanto la realtà del territorio, delle città, degli uomini sia difficile e dolorosa, il dovere dell’architettura è di non rinunciare a immaginare un futuro. Migliore. Anche romanticamente.
La negazione del reale, l’atteggiamento che da blasè diviene cinico, proprio dell’architettura contemporanea, dev’essere sconfitto. Questa battaglia, etica e culturale, sarà combattuta attraverso un’architettura che sia invenzione specifica, che nasca con libertà dal Contesto e dalla Storia.
Il suo linguaggio è libero. Il suo linguaggio è contemporaneo.
C’è una cosa che dobbiamo ammettere: non si può avere un’altra infanzia oltre a quella che si è vissuta.
La nostra generazione di architetti ha negli occhi il dolore della violenza sul territorio e del suo oblio. Non può credere che lo Sviluppo coincida con il Progresso.
Può però credere che l’unica identità possibile sia quella plurale che caratterizza il nostro paese, dove non è mai stata immaginabile un’uniformità di linguaggio. (Oggi meno ancora).
Può credere che questo sia il ruolo del nostro Paese nella Modernità e nella Contemporaneità: il lavoro sull’identità plurima e specifica, usando la possibilità dell’architettura italiana contemporanea di essere realista nelle modalità del cinema di Fellini, Antonioni e Ferreri o della fotografia di Luigi Ghirri.
Capace d’invenzione nello specifico attraverso edifici che siano macchine della percezione, che usino lo Stupore e la Meraviglia come strumenti di conoscenza.
Gianluca Peluffo
Per 5+1AA
Settembre 2007
Quando si ama, si corrono molti pericoli.
Si corre il pericolo di diventare possessivi o egoisti.
Di isolarsi nell’amore.
Quando si ama si corre il rischio di dimenticare i propri diritti.
E i propri doveri.
Verso il mondo e verso noi stessi.
L’Architettura è un corpo.
Fisico, parlante, dialogante.
Amate l’Architettura.(1)
(1)“Amate l’Architettura”è il titolo di un libro di Gio Ponti,
Vitali e Ghianda Editore, Genova 1957
Gianluca Peluffo
Per 5+1AA SRL
aprile 2014-09-14