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Bellezza

La bellezza

Il mondo occidentale, il nostro perfetto e superiore mondo occidentale fatto di regole, sta crollando.
Appoggiamo l’orecchio a terra e sentiamo uno strano suono. Incomprensibile. È l’eco.
L’eco di quelle regole, di quei valori, di quei sentimenti: la democrazia, la laicità, la giustizia, la solidarietà. La libertà.
La storia. L’Italia è (stato) spesso un Paese di mascalzoni. Furbastri, buffoni. Conformisti. La furbizia è la presunzione di virtù dell’individualismo.
Che non sopporta le regole, oppure ne è servo per conformismo e comodità.
Ma l’altra faccia della medaglia dell’individualismo è l’umanità.
Ecco a che cosa possiamo ancora servire: vogliamo essere architetti portatori sano di romanticismo e di umanità.
Decifratori di quest’eco, pratichiamo l’umanità del nostro Paese, combattendone l’individualismo, il cinismo ed il conformismo.
Apparteniamo a quest’eco, a questo fiume familiare.
Quest’eco che ascoltiamo attraversando il nostro Paese e l’Europa, è deformata, sporca, non facilmente comprensibile.
Talvolta è poco più di niente.
È la bellezza.
La bellezza salverà il mondo.

Gianluca Peluffo
Per 5+1AA SRL
Settembre 2008

Diritto e dovere alla MERAVIGLIA

”… Ma il fatto di stupirsi di fronte alla vita può essere l’essenza della poesia. E forse tutto quello che ho scritto è solo una metafora, una semplice variazione su quel tema centrale di essere stupiti di fronte alle cose.
In questo caso credo non ci sia fondamentale differenza tra filosofia e poesia, perché entrambe implicano lo stesso tipo di stupore. L’unica differenza è che nel caso della filosofia la risposta viene data in maniera logica, mentre per la poesia si usa la metafora. Quando si usa il linguaggio, si devono usare continuamente metafore.”
(J.L. Borges, CONVERSAZIONI AMERICANE, Editori Riuniti)

La meraviglia, lo stupore sono gli elementi propri della poetica architettonica.
La creazione di meraviglia e di stupore nell’architettura, non ha niente  a che fare con la ricerca di consenso e di spettacolarità del nostro cattivo presente.
Più esattamente la creazione di meraviglia è lo strumento per raggiungere la conoscenza del reale.
Ecco lo scopo.
Ritornare a vedere.
Ritornare a vedere la realtà.
E, per quanto la realtà del territorio, delle città, degli uomini sia difficile e dolorosa, il dovere dell’architettura è di non rinunciare a immaginare un futuro. Migliore.
Anche romanticamente.
La negazione del reale, l’atteggiamento che da blasè diviene cinico, proprio dell’architettura e dell’arte di oggi, dev’essere sconfitto.
Questa battaglia, etica e culturale, sarà combattuta attraverso un’architettura che sia invenzione specifica, che nasca con grande libertà dal Contesto e dalla Storia.
Il suo linguaggio sarà libero. Il suo linguaggio è contemporaneo.
La creazione di Meraviglia ha lo scopo di mettere in contatto sentimenti individuali a sentimenti collettivi, creando identità e conoscenza: la fusione di elementi soggettivi ed elementi oggettivi, di elementi rappresentativi ed elementi emotivi, la creazione di una sintonia di stati d’animo, di un contatto e di una fusione di orizzonti.
Si tratta di mettere a disposizione, attraverso un’idea di Architettura Pubblica, con generosità e inaspettatamente, dei “correlativi oggettivi”, capaci di dialogare con la ricchezza intima di ognuno, fatta di figurazioni, miti, simboli, luoghi, ricordi.
Del resto, non si può avere un’altra infanzia oltre a quella che si è vissuta; la nostra generazione di architetti ha negli occhi il dolore della violenza sul territorio e del suo oblio.
Non può credere che lo Sviluppo coincida con il Progresso.
Può però credere che l’unica identità possibile sia quella plurale che caratterizza il nostro paese, dove non è mai stata immaginabile un’uniformità di linguaggio. Può credere che questo sia il ruolo dell’Architettura nella Modernità e nella Contemporaneità: il lavoro sull’identità plurima e specifica, sulla Meraviglia come conoscenza e condivisione, usando la possibilità dell’architettura di essere realista e mitica nelle modalità del cinema di Fellini, Antonioni e Ferreri, o della fotografia di Luigi Ghirri. Capace d’invenzione nello specifico attraverso edifici che siano macchine della percezione, che usino lo Stupore e la Meraviglia come strumenti di conoscenza.

Gianluca Peluffo
Per 5+1AA SRL
aprile 2014

Diritto e dovere alla POLITICA

“Mi sento dunque giustificato quando parlo di repressione della bellezza: una questione profonda che riguarda non soltanto le arti, la psicologia, e la teoria estetica, ma anche, come intendo dimostrare, il mondo in cui viviamo e la condizione della sua anima e delle nostre. Parlare di bellezza oggi potrebbe sembrare inutile, elitario, perfino fascista. Vi assicuro che non è così. (…) quello che oggi spero di fare, è un piccolo passo verso il recupero alla tradizione democratica di alcuni termini abbandonati, come ho già cercato di fare, in precedenti occasioni, per i miti greci e i pensatori romantici.”
James Hillman “La Politica della bellezza” Moretti & Vitali, Bergamo, 1999

Il nostro compito è produrre Bellezza.
E’ la Bellezza che sovverte la dimensione reale, che non accetta per principio l‘esperienza regolamentata ma che, attraverso l’interazione con la storia e la contemporaneità, accoglie e valorizza ciò che sta nel buio, ciò che è invisibile, ciò che è potenziale. Ciò che è anima e produce anima.
L’architettura appartiene a questo destino.
L’architettura è pubblica in ogni sua forma.
Per questo fare architettura è un atto politico.
Fare architettura e fare politica sono la stessa cosa.
Per questo la ricerca di bellezza, intesa come forma di dialogo fra l’anima, lo spirito dei luoghi, del tempo, e gli individui, è un atto rivoluzionario.
Rivoluzionario in quanto atto di conoscenza e condivisione di una realtà diversa, altra.
Altrove.
La Bellezza salverà il mondo.